Primo classificato - Gruppo Alpini Arcade


Associazione Nazionale Alpini


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Primo classificato

Tutte le edizioni > Edizione scuola > 2023-20-05
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di Treviso e Gruppo di Arcade

PREMIO LETTERARIO
Parole Attorno al Fuoco
PREMIO NAZIONALE RISERVATO ALLA SCUOLA
PER UN RACCONTO SUL TEMA

“La Montagna e il suo mondo

III EDIZIONE - Vittorio Veneto 20 Maggio 2023

Primo classificato

Lettera alla montagna

di Matteo Comacchio - CastelfrancoVeneto (TV)

Lettera di un ragazzo di diciotto anni, iscritto alla Protezione Civile, che ha partecipato a uno dei Campi Scuola ANA.
Cara Montagna, sono io. E’ da un pochino di tempo che non ci sentiamo ma, nonostante questo, per me rimani sempre casa. Ed una casa rimane, intessuta in ogni fibra del tuo essere, fino a scorrerti dentro, a diventare parte della tua anima. Ovunque tu vada, la porti con te. Per quelli che ti rispettano e ti sanno vivere, fra i tuoi pendii riesci a farci conoscere un pezzettino del tuo mondo, che sia la marmotta a prendere il sole su una roccia, o il capriolo che passa sul sentiero davanti a te. Ci rendi una parte integrante del tuo mondo; direi quasi una parte di te. Nel tuo silenzio, si riesce a ritrovare una pace che non si trova da nessun’altra parte. Ci sei solo tu, con i tuoi pensieri, quelli che ti porti da casa ma anche quelli che affiorano durante il sentiero. Specialmente quando si fa più duro. Nessun altro posto riesce a farti conoscere e a metterti in contatto con te stesso in questo modo. Vengono fuori tutti i tuoi dubbi e le tue insicurezze. Si dice che lo specchio sia il miglior giudice di sé stessi. Io però penso non sia così. Se sei bravo a mentire, puoi autoconvincerti e la menzogna diventa la tua realtà. Invece nella fatica fisica, nel sudore, nel nulla cosmico della montagna, non puoi. Sei messo alla prova, vieni spogliato di tutto e rimani così come sei, nel silenzio dell’immenso. Mentre ti scrivo, riesco quasi a sentirlo ancora questo silenzio; perché quando ne fai esperienza, anche fosse solo per una volta, ti si incide dentro, quasi un sigillo di ceralacca.
Cara Montagna, chi come me ti ha vissuto sulla pelle, ti ha lasciato generosamente il proprio cuore da custodire. Mi ricordo di Michele,
quando ha visto le Dolomiti per la prima volta. Come me, aveva avuto l’onore di partecipare ad uno dei Campi Scuola ANA, nel nostro caso quello di Bassano del Grappa. Lì ho vissuto tra i momenti migliori che io possa ricordare. A ripensarci, mi vengono in mente tutte le persone, volontari e allievi, con cui ho avuto il piacere di dormire sotto lo stesso tetto della caserma Monte Grappa, prima casa di migliaia di “bocia” partiti ragazzi e tornati uomini, che la scorsa estate si è ritrovata ad ospitarci di nuovo. Nella nostra prima uscita, ci portarono sul Monte Pasubio.
Era un giorno sereno, senza neanche una nuvola ed erano circa le sei del mattino. Ci stavamo preparando con i caschetti per incamminarci lungo il sentiero delle 52 gallerie. Non ricordo bene chi fece la domanda a questo ragazzo, ma ricordo bene la sua risposta: “No raga... è una cosa assurda, è bellissimo”. Lo stupore nei suoi occhi mi colpì fin da subito. Sembrava di poter vedere il fanciullo tanto citato da Pascoli nella sua poetica.
Mi piacque molto quella escursione, specialmente la collaborazione che si creò tra noi. Chi poteva spingere ancora un pochino, rallentava il suo passo, aspettava e prendeva lo zaino di chi non ce la faceva più. Perché, cara Montagna, tu sei anche questo: attenzione, attesa, condivisione.
Insomma, sei la migliore maestra di vita. Chi ti rispetta, sarà da te rispettato. Forse sei persino “una religione”, e con te si va a creare un rapporto quasi di venerazione. Perché tu non sei il rifugio che si raggiunge con la macchina o con la seggiovia solo per pranzare e tornare indietro. Certo, per alcuni può essere anche questo, ma per me tu sei quel sapore di buono che hai tra i pendii scoscesi; sei la folata di vento che mi fa raffreddare quando mi fermo un attimo a prendere fiato; sei il fischio della marmotta che echeggia nella vallata, o la mucca dei malgari che mi blocca il sentiero e non si sposta; sei l’aquila che volteggia in cielo, che con le sue ali spiegate domina l’azzurro e non ha timore di sfidare il Sole.
Questa sei tu. Che poi, cara Montagna, tu e Dio non siete tanto distanti fra voi: le tue vette sembrano quasi delle dita che cercano di toccare il cielo dove c’è il tuo Creatore, come il bambino che cerca di tornare dalla mamma dopo che viene tolto dalle sue braccia. Si, tu sei anche questo.
Cara Montagna, fra tutti, i primi che mi vengono in mente quando penso a te sono gli Alpini. Un pochino burberi a volte, ma sempre pronti a dare una mano nel momento del bisogno. Il vero alpino non si vede dal cappello. il vero alpino si vede dal portamento: se noti qualcuno con un passo determinato, con la voce sicura e pieno di entusiasmo, con un che di nostalgico verso quei monti tanto citati nelle canzoni, quello è un alpino.
Alpini si nasce non si diventa.
Cari compagni, sappiate che questo testo è dedicato a tutti voi.


Matteo Comacchio
Classe 5^BT Istituto Agrario
“DOMENICO SARTOR” CastelfrancoVeneto (TV)
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