La storia del Premio
Il premio letterario
PAROLE ATTORNO AL FUOCO
Gli Alpini e la letteratura dal 1995 ad oggi
di Fiorella Colomberotto
‘Il sudore è il succo dell’uomo, Toni!
Se lo spremi, un uomo, se spremi i
dolori e le fatiche, ti resta una
damigiana di sudore’
(‘ Sui Campi ’ di Paolo Venti – I premio 1998)
Che cos’è un premio letterario se non il testimone di dolori, fatiche, gioie ed esperienze di vite vissute in luoghi e tempi lontani da noi. La letteratura è esattamente quella damigiana che raccoglie il sudore di dolori e fatiche umane, lo raccoglie, lo conserva e lo diffonde.
La lungimiranza dell’arcadese d’importazione, ma ben naturalizzato, Carlo Tognarelli, ha prodotto un’esperienza che in 25 anni ha dato voce e forma a tanti uomini e donne, quei volti di tutti i giorni, gente comune con grandi storie personali chiuse dentro ad esistenze pressochè anonime e sconosciute. Racconti che hanno regalato nel corso degli anni quella gratificazione a chi tanto si è prodigato per realizzare questo concorso. Una gratitudine restituita ogni anno ed ugualmente scambiata tra organizzatori e partecipanti, ruoli che si intersecano e si completano perseguendo un unico grande obbiettivo: il ricordo.
Ricordare e raccontare in un ambiente ‘Alpino’? No, non è il più inconsueto dei luoghi, la cultura degli Alpini è fondata sul ricordo di ciò che si è stati, per trovar ragione di cosa si è chiamati ad essere. Inconsueto è certamente il modo, che già dal 1982 il maestro elementare Carlo, Alpino garfagnino, come amava definirsi, già avvezzo ad esperienze in ambito di concorsi letterari, ha iniziato a proporre al suo gruppo alpini, quello di Arcade. Alpini DOC quelli di Arcade, ben rodati in gestione di feste, cucine, cerimonie di ogni genere, gite, e certamente grandiosi con il Panevin che si delineava già allora come un evento di gran portata e destinato a crescere nel tempo. Le parole ‘concorso letterario’ non assumevano nelle menti di quegli alpini nessuna forma o movimento particolare, erano piuttosto un suono sconosciuto a cui si doveva attribuire un preciso significato, suonava come inadatto ad un contesto associativo pseudo-militare come quello dell’ANA.
Ma Carlo Tognarelli, forte delle proprie convinzioni e della propria esperienza, non era certo persona facile da scoraggiare, e nel percorso di questa storia se ne accorgeranno in tanti, e a quel suo primo slancio ne seguiranno molti e molti altri. Per una decina d’anni l’idea rimane lì, quasi sopita, e sottolineo ‘quasi’, perché in gruppo ad Arcade ‘l’uomo del premio’ questa sua proposta la tirava fuori spesso e certamente ad ogni occasione che potesse parer propizia ad innescare la giusta scintilla. Un lavorio continuo, ora diretto, ora premendo ai fianchi, ora sotterraneo, uno scavare lento ma costante.
Tra il 1992 e il 1993 però le prospettive cambiano. All’orizzonte si sta delineando l’adunata nazionale a Treviso, che verrà poi celebrata nel 1994: quale occasione migliore poter onorare il grande evento con un inedito ‘Concorso Letterario Nazionale Alpino’! Con l’animo in fermento, Tognarelli, che in verità non aveva mai davvero mollato l’osso, sferra, per così dire, un attacco serrato, non più ad Arcade ma in sezione a Treviso e presso il comitato di redazione di Fameja Alpina con un pressing da campione, sia su l’allora presidente Francesco Zanardo che sul direttore di Fameja Alpina Lucio Ziggiotto. Ma il consiglio di sezione ha altri diversi programmi per l’adunata e un evento che titola ‘Premio Letterario’ non produce grossi stimoli, piuttosto numerosi timori, tra i consiglieri già tanto oberati di lavoro per l’organizzazione del prestigioso raduno che tanto lustro porterà alla sezione di Treviso.
Ma è proprio qui che vediamo il carisma dell’uomo Tognarelli. Questo ennesimo rifiuto poteva essere preso come una sconfitta, certamente l’occasione con maggiore risonanza e visibilità a livello nazionale era sfumata in un nulla di fatto, ma nulla era sfumato dentro questo uomo tanto caparbio, cocciuto e resistente quanto il carattere di un buon mulo alpino! Da questo momento in poi, Carlo non la smetterà più di bussare ad ogni porta della sezione, di tampinare il suo capogruppo Florindo Cecconato, di martellare di telefonate il direttore del giornale sezionale Ziggiotto, pronto ad incassare porte sbattute in faccia, ripetuti no, qualche sfuriata e decisamente un cumulo di indifferenza.
Ecco però che improvviso e inaspettato arriva il momento della svolta.
Il 3 marzo 1995, in via del tutto eccezionale, il consiglio di sezione decide di riunirsi ad Arcade. Il Capogruppo e consigliere sezionale Florindo Cecconato ha ricevuto il titolo di Cavaliere; quale occasione migliore per onorare l’evento se non una festa in stile alpino con pochi intimi: consiglio di sezione prima, cena col direttivo arcadese poi, offre il gruppo di Arcade!
Per Tognarelli questa è l’occasione di una vita. Gli uomini che insegue da tempo sono tutti lì, tutti assieme, tutti nel suo paese. Certamente non è andata così, ma mi piace pensare di vederlo uscir di casa quella sera di marzo con un gran cero sotto il braccio, testa bassa come sempre, ma in quel momento i pensieri erano pesanti e gli occhi fissi sulla strada accompagnano i passi lenti. Una sosta in chiesa per accendere il cero davanti alla statua della Madonna, uno sguardo di speranza all’alpino sulla porta del tabernacolo, cosciente che non sarebbero bastate le sue forze per non mandare a ramingo anche questa bella, grande e ultima occasione: “deme na man!”.
Cosa sia accaduto quella sera di preciso non si sa, i verbali del consiglio non ne parlano e le memorie dei presenti ormai sono sfumate nell’alveo di tanti ricordi intercorsi nel tempo. Certo è che sul verbale del consiglio sezionale del 7 aprile 1995 si legge quanto segue: “Come già anticipato nel Consiglio Direttivo del 3 marzo 1995 ad Arcade, il direttore di Fameja Alpina Lucio Ziggiotto propone che in occasione del 40° anniversario di fondazione del giornale, venga organizzata una manifestazione per mettere in giusta evidenza l’avvenimento. Propone a tal proposito un concorso di letteratura alpina, con l’assegnazione di premi entro il 1995 e la consegna in occasione del Panevin ad Arcade nel 1996. Si riserva di inviare a tutti i consiglieri una proposta e una bozza di regolamento del concorso. Il consiglio direttivo approva all’unanimità l’iniziativa”.
Vittoria su tutti i fronti! Ve lo immaginate Carlo Tognarelli quella sera? Perfino l’alpino del tabernacolo ha un sussulto... la Madonna ringrazia! La resistenza e la tenacia hanno vinto sulla paura e sull’indecisione. Confesseranno poi Cecconato e Ziggiotto: “non ne potevamo più, davvero ci ha pressato così tanto che ci ha presi tutti per sfinimento”. Ed era andata davvero così.
Ed eccolo qui, come un bimbo che apre gli occhi al mondo per la prima volta; ‘Parole Attorno al Fuoco’ lo hanno chiamato, il premio letterario tanto agognato, partorito dalla visione culturale di un uomo che aveva visto ben al di là del mondo alpino degli anni ’80 e ’90, forte della propria storia e dei propri numeri.
All’inizio non si sa bene come fare, si incespica un poco e l’inesperienza è palpabile. La redazione di Fameja Alpina si assume l’onere di organizzarlo, gli alpini di Arcade collaborano... e arrivano più di 200 racconti, belli, nuovi, confezionati, ognuno somiglia ad un regalo da scartare, una finestra su scenari sconosciuti, diversi, ampi. Scrivono da tutta Italia, qualcuno anche dall’estero. Sembra incredibile, l’eco è notevole ed è timbrato Sezione Ana di Treviso: nuovo lustro per gli alpini trevigiani! E il Panevin di Arcade il 5 gennaio 1996 arde e scalda più del solito: 3 racconti vincitori, 11 segnalati, grande soddisfazione per tutti. Il concorso letterario, grande sconosciuto, si rivela una realtà appagante e molto costruttiva e la voglia di ripeterlo nasce da sola.
Certo, l’esperienza di Tognarelli in tema di concorsi letterari è stata fondamentale per la conduzione e la riuscita del nuovo evento. Ma lo è stata al pari la grande capacità organizzativa dimostrata da Lucio Ziggiotto. Due persone molto diverse e l’appoggio di tanti alpini hanno saputo tenere a battesimo quello che ancora non sapevano sarebbe ben presto diventato un punto fermo degli appuntamenti annuali degli alpini trevigiani.
E l’anno successivo si replica e sarà condotto allo stesso modo per cinque anni di seguito: un comitato organizzatore che corrisponde al comitato di redazione di Fameja Alpina, una giuria qualificata, il gruppo di Arcade come supporto e a dar lustro una cerimonia di premiazione ai piedi del più prestigioso Panevin della provincia.
Nel 2000 però qualcosa nell’ingranaggio s’inceppa e il concorso non parte. C’è l’elezione del nuovo presidente, giù in Fameja Alpina probabilmente hanno altri problemi e quando a marzo di quell’anno Tognarelli chiede di muovere i passi della nuova edizione gli viene detto chiaro e tondo e quell’anno non si fa nulla. Orrore! Dopo tanta attesa sopportata, dopo cinque anni di fatica e buoni risultati, per l’alpino di Arcade è inaudito sospendere tutto. Da buon osservatore delle cose del mondo, ben lo sapeva che un anno di pausa significava non riprendere mai più...perfino l’alpino del tabernacolo gli trema la penna sul cappello!
E Carlo Tognarelli, ovviamente, non ci sta! Ma non solo, tutto il gruppo alpini di Arcade non ci sta! Lo hanno provato il premio, hanno gustato il suo buon sapore e ne sono rimasti inebriati. La paternità di Tognarelli li fa sentire coinvolti e i cinque anni di esperienza maturati sono sufficienti per dare loro la sicurezza necessaria per pensare di poterlo portare avanti da soli anche senza Fameja Alpina.
Ad Arcade, dove la fantasia è sempre fervente, dove mai sono mancati guizzi di originalità, non stanno certo a guardare e ad aspettare. In fondo ci vuol poco a stampare qualche migliaio di volantini con un bando di concorso per l’anno 2000 e distribuirli all’Adunata Nazionale di Brescia. Si, perchè è proprio questo che hanno fatto: il 13 maggio si sono presentati a Brescia e hanno distribuito volantini agli alpini di tutta Italia più sezioni all’estero con il bando del nuovo concorso, in continuità con quelli precedenti. Lascio a voi immaginare la faccia e i pensieri dell’allora presidente Gentili, dei consiglieri della sezione (tranne uno) e di Lucio Ziggiotto quando si sono trovati tra le mani il volantino bello, pronto e distribuito, tra un bicchier di vino e una fanfara che scalpitava il suo 33 per le vie della città. Ma c’è di più! L’Alpino, giornale nazionale dell’ANA, pubblica il bando per esteso suscitando le furie della redazione del giornale trevigiano sezionale.
Il ritorno fu un fuoco di incontri e scontri, rimproveri e chiarimenti, per giungere infine ad un accordo. Tornare indietro non si poteva, il VI concorso letterario ‘Parole Attorno al Fuoco’ era stato lanciato e non si può certo sfigurare di fronte all’Italia intera. Così nel 2000 l’organizzazione del concorso passa in solido al gruppo di Arcade che si occupa di costituire un comitato organizzatore che accoglie membri del gruppo e della sezione, ne affida la segreteria all’indomita Katia Cecconato, figlia d’arte, che la conduce ancora oggi con abilità manageriale.
Eccolo quindi svezzato il nostro ‘Parole attorno al Fuoco’. Da quel momento in poi tutto procederà piuttosto liscio nell’evolversi del premio e delle stagioni. Il concorso sarà sempre della Sezione di Treviso e del Gruppo di Arcade, con un rappresentante dell’ANA nazionale che fa parte del comitato organizzatore: la gerarchia è rispettata ed al contempo essa garantisce l’appartenenza del premio al mondo alpino italiano. Al gruppo di Arcade spetta l’organizzazione logistico/amministrativa e la cura della pubblicazione dell’antologia dei racconti vincitori e segnalati. Oltre ai tre premi in denaro riconosciuti ai vincitori, finanziati dalla sezione e per i quali è richiesto ad ognuno dei vincitori di devolverne la metà in beneficenza, vengono aggiunti nuovi riconoscimenti: il premio ‘Ugo Bettiol’, rivolto a racconti che si distinguono per la trattazione di un tema di attualità, offerto ancora oggi dai famigliari del compianto ex-capogruppo di Arcade; Il premio ‘Rosa d’Argento’ voluto da Tognarelli, in ricordo di sua madre, per un racconto che parli della realtà femminile, offerto da sempre dalla gioielleria Gheller di Giavera del Montello; per quattro anni consecutivi verrà assegnata anche la medaglia d’argento del presidente della repubblica a scrittori che si siano distinti per particolari meriti personali.
L’originalità dell’iniziativa ha poi suscitato a poco a poco interesse nel mondo alpino e nelle istituzioni che sovente lo affiancano, tanto che la cerimonia di premiazione dei vincitori verrà celebrata nel 2001 a Treviso a Palazzo dei Trecento in occasione dell’80° anno di fondazione dell’ANA Sezione di Treviso; nel 2011 a Treviso sempre nel palazzo dei Trecento in occasione del 90° anno di fondazione dell’ANA Sezione di Treviso; nel 2015 a Treviso, per festeggiare i vent’anni del premio; nel 2017 ancora a Treviso presso, la chiesa di Santa Caterina, in occasione dell’Adunata del Piave; nel 2018 a Vittorio Veneto, nell’auditorium del seminario vescovile, in occasione del 100° anniversario della vittoria della Prima Guerra Mondiale; nel 2019 a Milano presso il palazzo della regione in occasione del 100° anno di fondazione dell’ANA.
Quest’anno la premiazione torna a casa, ad Arcade, ai piedi del Panevin, e festeggia 25 anni. Carlo Tognarelli è morto nel 2007 lasciando a tutti questa sua eredità e un grosso insegnamento di vita.
Oggi il premio è conosciuto in tutta Italia e in numerosi paesi esteri, ha incamerato migliaia di racconti ed è considerato pioniere di quell’attenzione alla cultura verso cui sempre più il mondo alpino italiano sta volgendo lo sguardo. Quest’anno, come era sempre stato nei progetti di Tognarelli, in collaborazione con il MIUR il premio si apre alle scuole superiori con un ramo di concorso laterale riservato ai soli ragazzi. Segno ancora una volta della statura culturale di Carlo Tognarelli e realizzazione della sua eredità morale.
Il comune di Arcade si trova geograficamente esattamente al centro del territorio della provincia di Treviso ed è proprio da qui che si irradia il calore della cultura letteraria alpina, sostenuta da un fuoco che non ha pari nel territorio. L’auspicio, al termine di questo breve racconto nei racconti, è che davvero questa tradizione possa essere conservata, continuata e coltivata con la stessa passione alpina che ha sempre contraddistinto chi lo ha voluto, chi lo ha iniziato e chi lo ha portato avanti in tutti questi anni.