La valigia di fibra
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ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di Treviso e Gruppo di Arcade
PREMIO LETTERARIO
Parole Attorno al Fuoco
PREMIO NAZIONALE PER UN RACCONTO SUL TEMA
“La Montagna: le sue storie, le sue genti, i suoi soldati, i suoi problemi di ieri e di oggi”XXI EDIZIONE - Arcade, 5 Gennaio 2016
Segnalato
La valigia di fibra - Emograzione
di Marta Azzaroli - Massa Lombarda (RA)
Sbuffa... sbuffa ...
All'inizio la ricerca l’aveva messo di buon umore poi, come una collera l’invase, come una folle sfida al tempo lo solleticava.
Il sottoscala, occupato com'era, appariva ancora più angusto: da ogni parte c'erano cose andate alla deriva, attaccate dall'abbandono. Era impossibile fare l’inventario di quell'accozzaglia che si era sedimentata in quello spazio buio.
La pila, agitata nell’ombra, disegnava lividi cerchi e offriva allo sguardo del vecchio, brandelli della sua vita. Tutto evocava il suo passato: le ardite aspirazioni, le difficili scelte... i giochi imprevedibili del tempo.
Joseph, inginocchiato presso l’imboccatura, frugava col fascio di luce. Non ricordava il motivo che l’aveva condotto in quel ripostiglio: una smorfia amara gli segnava il volto. Il bagliore intermittente concedeva un teatro d'ombre: lo spazio era saturo di memorie lontane, tutte umiliate dalla polvere, tutte legate da vincoli invisibili, tutte che proclamavano che ogni cosa è limitata e transitoria.
Nello stanzino mancava quasi l’aria; ma Joseph, conquistato dalla magia dell’ora, continuava l’esplorazione. L'incrocio di tanti bagliori creava una sovrapposizione di immagini: c'era da rimanere eccitati e sbigottiti.
All'improvviso un colore sanguigno s'accese come rame: nell’intrico caotico, sotto una frangia di ragnatele, emergeva una forma panciuta, un qualcosa che lo fece trasalire. Chi se ne ricordava più? Da quanto era lì in deposito?
Il riconoscimento fu un tutt'uno con la decisione. Una fiamma sconosciuta accese il suo sguardo: accettava la sfida dell'oblìo.
Ansimando raggiunse la mensola. Un'attrazione irresistibile lo spingeva, ma doveva fare attenzione a mettere mani e piedi: non era più un giovanotto!
Sbuffa... sbuffa... e finalmente strinse tra le braccia quel reperto: solo una vecchia “scatola” rigonfia di tanti desideri, di coraggio, di baldanzose speranze, di tanta gioia di vivere. Era... riemersa con la sua febbre polverosa e... subito bisognava impadronirsi di quanto segretamente teneva in serbo.
Con sorprendente agilità di vecchio montanaro Joseph discese. Un brivido improvviso gli ricordò la sua “odissea”. La stanchezza non gli pesava e quel ritrovamento gli parve un segno di buon augurio.
Gli sembrava di riscoprire la passione del “primo esodo”, ma bisognava... possedere quel segreto, portarlo... alla luce.
I due occhi rugginosi della serratura lo fissavano quasi deridendolo: Joseph mugolava e rigirava la piccola chiave che non ricordava la parola d'ordine. La grossa fibra era quasi stopposa, ma non cedeva.
L'inaccessibilità di quel vecchio ventre lo urtò, lo incalzava...
- Eppure!! - Con uggiolii sfogava la sua caparbietà:
- Eppure!!... prima o poi dovrà mollare!
La macchinosa operazione e l’afa muffosa lo facevano sudare, ma lui insisteva: sognava di comporre pezzo a pezzo la sua “avventura”, così lui chiamava quel “suo tempo”.
Dietro la curiosità c'era il desiderio struggente di cose lontane, di sapori familiari, di voci remote.
Era la notte di Natale: un'eccitazione infantile l’aveva invaso, ma quella “scatola” non gli dava il permesso di recuperare la “sorpresa”. Tentazioni, aspirazioni, immagini e pensieri strani abbrancavano la sua mente. Animandosi, rimescolava le carte di quel gioco rischioso che si era chiamato “la sua emigrazione”.
Lui voleva spiare in quello scrigno polveroso per acchiappare quel sentore eccitante della “lontananza”.
Il coperchio gli era ostile, non voleva essere forzato e lui, quasi con sordo rancore, insisteva: -Eppure... eppure!
Nel bugigattolo l’aria pareva mancare. Joseph aveva dimenticato... Quelli che, al piano di sopra, stavano preparando il “Merry Christmas”. Figli e Nipotini gli parevano così lontani...
Immagini sfocate fluivano su quello schermo buio, voci lontane risuonavano entro il suo vecchio cuore: uno, dieci, venti... quaranta e più anni lo spazio più oscuro concesse la sua favola.
- Va, dovunque ti porti il destino! - aveva detto nonna Tisa passando la sua mano nodosa sul capo biondo del nipote.
Uno stordimento sconosciuto lo fece rabbrividire, un nodo lo prese alla gola.
- Di quale gioia, di quale fede si era nutrito? -
Come risposta respirò forte, poi balzò giù dal palchetto col suo prezioso bagaglio e sbuffò di nuovo.
- Fio benedeto, ricordati di non buttare schèj: par carità! Ricordati di noialtri di casa!
Era Zio Bepi, un vecchietto dalla faccia leale e dallo sguardo birbone: un “ragazzo del '99” che in una gamba conservava un ricordo delle “amate sponde”.
La Montagna aveva la sua stupenda architettura, le sue leggi antiche e le sue ulcere segrete. Il sorriso dei suoi Figli diceva più di tante parole.
Le Cime, avvinte di luce rosata, raccontavano una storia di attese e rinunce. Con la foga di un tempo, lui ripercorreva il passato: gli pareva di salire sentieri della sua Vallata, di respirare quell’aria profumata di resina, di ascoltare la gioia dell'acqua sorgiva e di godere il miracolo del cielo turchino.
Proprio lontano l’aveva portato la strada della Vita!
Quella Vita che le Donne del suo paese la soffrivano, più che goderla. Sua Nonna vestiva sempre di scuro, così sua Madre... sua Madre che, stringendo una lettera vicino al cuore, sospirava:
- Nostro Figlio non è più con noi... era un sostegno di famiglia!
E poi… poi c’era Teresina...oh…Resi!
Vivo era il ricordo: eravamo alla Fontana... Lei stringeva tra le braccia la “secia” di rame lustro, timidamente mormorò:
- Davvero parti?... Nessun colpo di testa veh!
La “Tosa” aveva dolci occhi color genziana, lei sognava di sposarsi con la cuffia di merletto sui capelli accesi di sole, mentre l’armonia dell'organo avrebbe legato i cuori.
Così diceva la ragazza dalle grosse calze di filo. Joseph, anzi, Bepi Sbaragia, era un ragazzone che aveva una gran voglia di cambiar vita, che coltivava un sogno di conquista, che non pensava a cosa stava perdendo e sognava in direzione di quel mare che sembra non finir mai.
Altri erano partiti... mandavano “Dollars”.
Altri dicevano che era meglio “un toco dé poénta” che cattivi cibi stracotti o in scatola.
Nessuno era riuscito a raffreddare il suo entusiasmo. La necessità lo pungolava ma soprattutto aveva bisogno di terra e cielo nuovi.
… Finalmente, era partito verso il sospirato “Bellavvenire” .
Lui sognava “l’età dell'oro” e tra abbracci e raccomandazioni, più o meno volentieri, se n'era ... andato.
Era una giornata lievemente piovosa e Toni, il più piccolo della brigata, frignava e zia Chiara, con gli occhi inondati di lacrime, supplicava: - Tasi... tasi!! –
Lui se n'era andato con quella vecchia VALIGIADIFIBRA, stracolma di speranze e di straripante gioventù.
- C’è speranza per chi osa vivere?
I due occhi dal riflesso di prato, che erano un'insegna di famiglia, si fecero umidi e come risposta, si riudì quel sospiro tirato in lungo.
Tra le braccia lo “scatolone” non pesava: quella “corteccia” s'era fatta quasi tepida pelle umana.
- Essere, essere stato... : è tutto così breve! -
- Fui... vagabondo, sguattero, custode... e doganiere: ecco il mio itinerario... marciapiedi sempre nuovi!
Il lavoro non era sempre stato assicurato e ... allora?
- Maledetta la nave che mi portò!
Lui aveva solide braccia che non temevano pesi... così aveva resistito nei giorni grigi poi, era riuscito a mettere da parte qualche dollaro... e poi aveva messo su famiglia, si era anche comprato la sua “home”: una casetta a due piani con qualche centimetro di terra...una bellezza, nei pressi del New Bridge.
Quella corrente di memorie lo stordiva.
- Ma che ora era? Ma che cosa cercava?
- S'accorse di rabbrividire.
- Sono il ritratto vivente di Zio Bepi, per carità, per carità!
- Chi mi offrirà tepore, perché io possa nutrire la mia notte? -
Al piano di sopra si stava preparando il cenone: il buon profumo del tacchino Rituale in voluttuarie spire scendeva le scale.
Il vecchio Figlio delle Alpi si passò una mano sulla fronte rugosa e onesta, come per scacciare lo stordimento. Una strana vertigine continuava a possederlo con associazioni che moltiplicavano la catena dei ricordi ...
- A gruppi la gente andava alla Messa di Mezzanotte e la muraglia di candida roccia si perdeva nel cielo stellato ... -
- Papi! Papi! Come on! Come on! -
Dalle scale giungeva un allegro vocìo: i figli e i nipotini, a gran voce lo chiamavano.
Nonno Sbaragia si riscosse, depose quello “scrigno” che custodiva quel “tesoro” che solo lui conosceva.
Con un cenno di intesa lo salutò:
- Thanks you very much! Too much, too much! -
Poi si chiese: - Che cosa mi manca? Che cosa mi manca? -
Con cura richiuse l’usciolo del sottoscala che cigolò senza dolore e, mentre i ricordi si involavano verso l'angolo più oscuro, mormorò:
- E' giusto che le cose siano andate così: tutto va preso come un bel dono! -
Piano piano, con le spalle un po' curve, prese a salire e gridò:
- Vegno! Vegno! Okay! Okay!
E il colore ardente dei Sogni, illuminava la sua vecchia ombra.