La preghiera più gradita - Gruppo Alpini Arcade


Associazione Nazionale Alpini


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La preghiera più gradita

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di Treviso e Gruppo di Arcade

PREMIO LETTERARIO
Parole Attorno al Fuoco
PREMIO NAZIONALE PER UN RACCONTO SUL TEMA

“La Montagna: le sue storie, le sue genti, i suoi soldati, i suoi problemi di ieri e di oggi”

XX EDIZIONE - Treviso, 4 Gennaio 2015
Premio speciale
"Rosa d'Argento Manilla Bosi"

La preghiera più gradita

di Roberto Bertani - Parma



La casa era sprofondata nel silenzio. Gli ultimi ceppi finivano di consumarsi, avvolti nelle brevi volute dell'ultima fiamma, dentro il camino e sui vetri della piccola finestra già si allungavano, trasparenti merletti, i cristalli delle ragnatele di ghiaccio.
Avvicinò una sedia al camino e vi sedette, strinse lo scialle intorno alle spalle ed estrasse dalla tasca del grembiale la corona del rosario. Come ogni sera, da quando il suo ragazzo era partito.
Si segnò. Un segno di croce discreto, umile e riservato come il suo patire silenzioso.
Sei anni prima il suo ragazzo era partito per l'Albania come tutti gli uomini del  paese, fossero coscritti o richiamati. C'era la Julia laggiù.
Pochi erano tornati.
Nemmeno il suo ragazzo era tornato; era un vecchio quello che era tornato.
La giovinezza spensierata del ragazzo si era sciolta nel fango e nella neve di quei monti e di quelle valli dai nomi strani, laggiù in Albania, ma per lei restava il suo ragazzo quello che ringraziano Iddio era tornato.
Pochi mesi dopo era partito per la Russia.

Ricordava il giorno della sua partenza, un momento di festa a prima vista: gli alpini sporti dai finestrini della tradotta cantavano orgogliosi sventolando il cappello mentre loro, le madri, le mogli, le morose, frenavano il peso di un dolore che diventava sempre più acuto ad ogni sbuffo di fumo della locomotiva che si allontanava portandosi via i loro ragazzi; ma a ben guardare anche gli alpini, celata dietro una allegrezza abilmente esibita, covavano un'angoscia dolorosa che volevano ad ogni costo nascondere. Lo aveva letto nei loro occhi.
Dopo pochi mesi non aveva più ricevuto sue notizie. Nessuno, in tutta la valle, aveva più ricevuto notizie degli alpini che erano in Russia. Anche i bollettini di guerra tacevano e la preoccupazione e l'ansia erano diventate tormento e il tormento era aumentato con il passare del tempo e si era accumulato come la neve che cadeva ogni giorno.
Che in Russia fosse accaduta una tragedia era stato sulla bocca di tutti ed era rimasta solo la speranza a combattere l'angoscia che riempiva il baratro vuoto creato da quel silenzio.
Poi si era saputo delle poche tradotte che rientravano dalla Russia e più  tardi qualche reduce, terminata la contumacia, era tornato al paese.
Li aveva incontrati tutti, uno ad uno.
Erano storie quelle che le avevano raccontato, bugie pietose per lasciarle viva un po' di speranza. Lo sentiva dentro il cuore.
Eppure la speranza le era rimasta. Un sentimento sottile e fragile come un filo di seta pronto a spezzarsi, se quella fiducia affidata alla corona che aveva estratto dalla tasca del grembiale non lo avesse impedito.
Come ogni sera.
E come ogni sera i grani del rosario presero a scorrere adagio fra le dita a scandire il soffio leggero modulato dal movimento lieve delle labbra appena dischiuse; e la preghiera saliva, più in alto dei monti, sino Lassù dove sperava che sarebbe stata ascoltata.
Oppure dove un giorno avrebbe ritrovato il suo ragazzo.

Dopo poco tempo, però, le palpebre si facevano di piombo e il capo incominciava a ciondolare, a cadere in avanti a scatti disuguali e sempre più ampi, inutilmente trattenuto da una volontà troppo debole per vincere la stanchezza.
Allora le parole si confondevano, si aggrovigliavano come le gambe dell'ubriaco quando cercano di inciampare l'una nell'altra e finalmente il mento si appoggiava sul petto, gli occhi si chiudevano e le braccia si abbandonavano nel grembo; le dita si aprivano lasciando il grano che stavano stringendo e la preghiera si interrompeva del tutto, schiacciata sotto il peso greve di quella stanchezza ostinatamente ignorata ogni sera ma che le palpebre non erano più capaci di sorreggere.
Poi, d'improvviso, un sussulto le risvegliava il corpo e la mente e raddrizzava il capo di scatto e le dita correvano alla ricerca del grano perduto e subito la preghiera riprendeva con fervore.
Riprendeva, la preghiera, mentre il cuore implorava indulgenza per quella scarsa devozione; ma presto il sussurro si perdeva di nuovo in un rinnovato farfugliare, in un ripetuto abbandono al necessario ma rifiutato riposo; sino all'ultimo grano del rosario, quando gli ultimi ceppi si erano già consumati dentro il camino e le ragnatele di ghiaccio già ricamavano completamente i vetri della  piccola finestra.
Ogni sera. Da quando il suo ragazzo era partito.
Nonostante la sera non le rimanesse che la forza per inseguire col pensiero quel filo sottile di speranza, l'ultimo ritaglio della sua giornata lo dedicava alla preghiera per il suo ragazzo che la guardava sorridendo dalla fotografia racchiusa nella misera cornice appoggiata sopra la mensola del camino.
Una preghiera lunga sino al giorno del suo ritorno; oppure sino a quando non lo avesse raggiunto lassù, se quella cornice fosse mai stata l'immagine di una croce.
--- * ---
Attraverso i vetri della piccola finestra, appena velati dal vapore che saliva dalla pentola appesa nel camino, guardava la luce scialba del crepuscolo che si impadroniva adagio della valle annunciando il gelo pungente della notte .
La neve, scesa copiosa per tutto il giorno, aveva cessato di cadere e anche la vita si era ormai fermata; solo dagli usci ancora aperti delle stalle, una leggera  nuvola di vapore saliva ad incrostare di ghiaccio i tronchi scuri dei fienili e dai camini un' esile voluta di fumo si alzava verso il cielo screziato da leggeri squarci di sereno.
Erano, quelli, gli unici segni ancora visibili della vita che l'indomani avrebbe ripreso il suo corso lento e faticoso.
Il silenzio avvolgeva ogni cosa, quasi la natura si rendesse partecipe del dolore che dietro ogni porta si rinnovava violento, quando le occupazioni della giornata lasciavano che il pensiero fosse libero di correre ad inseguire i ricordi più cari e nelle case gli occhi cercavano quelli amati che osservavano immobili, da quelle immagini che già ingiallivano gelosamente conservate.
Per alcuni quella povera cornice già rappresentava una crudele certezza; per altri la paura che potesse rappresentarla, se racchiudeva il ritratto di qualcuno di cui non si avevano notizie. Una paura che corrodeva la speranza.
Ma la speranza, seppure sempre più vaga, continuava a rinnovarsi come una fiamma di candela che riprende vigore dopo aver tremato all'alito del vento, ché i lunghi anni di silenzio non erano sufficienti per soffocare del tutto il sogno nascosto in fondo al cuore di una madre.

Un altro giorno si spegneva: guardava l'ombra scurire le case, quei tronchi anneriti dal tempo affogati nel candore che si smorzava pian piano in vivace contrasto con le cime brillanti dei monti improvvisamente accarezzate dall'ultima luce del sole, quando un'ombra  che procedeva incerta le apparve in fondo alla strada: una figura che avanzava adagio e a tratti scompariva assorbita dalla sagoma oscura di una casa e che si soffermava per lunghi istanti ad osservare ogni cosa; non con la curiosità frettolosa del forestiero ma come se volesse gustare l'emozione gioiosa che il ritrovare i luoghi noti e cari gli procurava.
Passò un lembo del grembiale sul vetro per asciugare il vapore ma fu inutile: perché già il cuore, prima ancora degli occhi, le diceva che la sua preghiera era stata esaudita, che il suo ragazzo era tornato.

Forse furono proprio quei pietosi momenti di silenzio mescolati con il lento farfugliare, quel tempo ostinatamente rubato al riposo, quel sacrificio continuo celebrato con le mani abbandonate nel grembo ed il capo reclinato sul petto offerto con ostinata devozione, la preghiera che Lassù fu più gradita.
La preghiera che fu ascoltata.
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