Gruppo Alpini di Arcade - Sezione di Treviso |
Premio letterario nazionale
Parole attorno al fuoco
XXV^ edizione - Arcade,4 Gennaio 2020
per un racconto sul tema:
"La Montagna:le sue storie,le sue genti,
i suoi soldati i suoi problemi di ieri e di oggi"
Verbale della Giuria |
Un quarto di secolo è il traguardo di questa edizione del Premio letterario
Parole attorno al fuoco, e a festeggiarlo, per così dire, sono arrivati ben 103
autori:
dalla Lombardia alla Campania, dal Piemonte alla Puglia, dall’Emilia-Romagna
alla
Sicilia, dalla Toscana al Lazio, dalle Marche alla Campania, e fin dal Belgio.
Naturalmente, una nutrita partecipazione è quella di autori del Triveneto e in
veneto
parla peraltro la decisione della giuria, in quanto i primi tre classificati,
nonché i
vincitori dei due premi speciali sono rispettivamente delle province di Rovigo,
Belluno, Treviso, Vicenza e Venezia. Si aggiungano altri due elementi: il
livello di
notevole dignità dei contenuti dei racconti e il numero dei nuovi partecipanti
(40 per
cento), per fare la grande festa di questo venticinquesimo compleanno.
I racconti segnalati sono:
LA BUCA NELLA NEVE
di Carlo Nello di Ceccarelli (Massa Carrara)
FORMA E SOSTANZA
di Davide Palmarini di Sesto Calende (Varese)
IL BOSCO
di Giovanna Gelmi di Codogno Monzese (Milano)
LA DEVIAZIONE DEL PORTAORDINI
di Davide Bacchilega di Lugo (Ravenna)
VARRI LAMIT
di Patrizia Birtolo di Giussano (Monza Brianza)
IL VECIO E IL BOCIA
di Katia Tormen di Trichiana Borgo Valbelluna (Belluno)
I TRENI DEL RITORNO
di Flavio Moro di Casnigo (Bergamo)
“Trofeo Cavalier Ugo Bettiol” per un racconto su tema di particolare
attualità a:
IL BOSCO DEGLI ABETI ROSSI di Franca Monticello di Montecchio
Precalcino (Vicenza)
Una vita solitaria nell’amato antico bosco, secondo una sorta di tradizione
familiare che lo rende realizzato a contatto con la natura e le sue creature,
animali e
vegetali, viene a un tratto sconvolta da una bufera di vento (che rimanda ai
disastrosi
eventi dell’ottobre 2018), con paure e speranze. Dalla constatazione desolante
di un
ambiente gravemente ferito, ecco emergere il ricordo dei racconti del nonno.
1916:
bombardamenti, distruzioni, gli effetti della guerra. Allora per mano dell’uomo,
ora
per gli sconvolgimenti della natura. Ma oggi come un tempo, ecco la ferma
volontà
di ricominciare. Ambienti, eventi, scene, stati d’animo vengono rappresentati
dall’autore con una forza narrativa straordinaria nella sua essenzialità.
“Rosa d’argento Alpino Carlo Tognarelli” per un racconto avente come
protagonista una donna a:
LA RESISTENZA DELLE RADICI di Cosetta Endrizzi di Scorzé
(Venezia)
In montagna tra Bellunese e Friuli, la ferma volontà dell’indomita Alba, punto
di riferimento di una altrettanto forte famiglia, che sfida il terremoto,
minaccioso,
ma non “pervenuto” a quell’altezza, e la burocrazia e i suoi tecnici che
esibiscono
cifre, dati, quindi preoccupazioni-pericoli. Senza aver fatto peraltro i conti
con quella
donna fiera, decisa a restare nel suo piccolo mondo, fuori da quell’altro mondo.
Uno
spaccato di vita montanara attivissima viene resa palpabile, attraverso una
prosa
robusta, sobria, aderente alle cose, ai valori, ai sentimenti.
La Giuria proclama vincitori della venticinquesima edizione del premio
“PAROLE ATTORNO AL FUOCO”:
IL TROI DELL’ONT: IL SENTIERO DEI RICORDI di Mario
Magagnin di Tovena di Cison di Valmarino 3° classificato
Il sentiero dove passavano per portare il latte appena munto nella malga, il
tintinnio dei vasi contenitori che nell’urto con qualche ramo di albero,
facevano
cadere gocce di siero, un ambiente montano fatto di lavoro, fatiche, sudore, e
un
incontro, lo sbocciare di un sentimento, interrotto dalla guerra. Lui e lei
intraprendono strade diverse, e saranno famiglie diverse. Poi, un occasionale
ritorno
dell’uomo emigrato all’estero, e un nuovo incontro, in età ovviamente non più
giovanile, il rinascere di quell’antico sentimento.
Con toni privi di retorica, all’insegna della sobrietà, antichi ricordi
ritornano nella mente dell’io narrante, osservatore dei
due protagonisti, con un finale pacato, di molta serenità, quasi sussurrato.
LA VEGLIA di Loreta Chenetti di Belluno 2° classificato
Il turno di guardia, la sentinella armata di fucile e binocolo, a scrutare la
non
tanto distante postazione nemica, e guardando un cielo infinito, il riemergere
dei
ricordi familiari. Poi, notare che, “dall’altra parte” c’è un’altra sentinella,
pure con
fucile e binocolo -visioni incrociate. Attimi di indecisione. Due uomini, due
soldati,
due nemici. Come agire? Un cenno di saluto con la mano, riposte le armi, e un
nulla
di fatto, ispirato da una sconfinata pietas (“Povero bocia”, dice il nostro) che
va oltre
ogni considerazione. Cose che sono accadute negli orrori delle guerre, e che
l’autrice
in questo racconto di solido impianto narrativo sa proporre con toni piani,
profondi, umanissimi.
ROSSO SUI GHIACCIAI di Giovanni Scanavacca di Lendinara (Rovigo)
1° classificato
Andare in parete, sfidare le alte cime, seguire i sentieri del tempo, paralleli
a
quelli innevati, e ritrovarsi sani e salvi, risparmiati dalla slavina, in un
rifugio,
costruito in un modo e in una posizione tali da costituire una sicurezza. C’è il
vecchio
esperto, saggio, conoscitore della montagna, e rotto alle fatiche. I rifugiati
ne
ascoltano i ricordi: gli alpini di quell’ultima brigata colpiti a morte, i cui
cadaveri non
erano stati ritrovati. Nel racconto del vecchio c’è più di un motivo di
riflessione di
chi è stato coinvolto ed è sopravvissuto all’orrore della guerra proprio per
rendere
testimonianza. E c’è la certezza che quei corpi privi di vita mai ritrovati, lo
saranno
pochi giorni dopo l’attuale slavina.
Uno scorrere narrativo spinto, quasi, da frequenti aliti di poesia, dai toni a
volte quasi magici, in un sommesso sottofondo linguistico e sintattico intriso
di un
forte sentimento: amore per la montagna, amore per gli uomini, senso della
memoria
quale viatico per il camino da proseguire… anche su sentieri rossi di sangue, ma
resi
immacolati dal bianco della neve.
A
Giovanni Lugaresi
presidente della Giuria