Gruppo Alpini di Arcade - Sezione di Treviso |
Premio letterario nazionale
Parole attorno al fuoco
XVI^ edizione - Treviso, 6 Gennaio 2011
per un racconto sul tema:
"Genti, soldati e amanti della montagna:
storie e problemi di ieri e di oggi"
Verbale della Giuria
Sedicesima edizione di un premio che evoca tempi e storie d’antan, ricordi e memoria, eventi e sentimenti, in uno stare insieme riassunto nell’emblematico titolo “Parole attorno al fuoco”. E questa atmosfera, che il ritrovarsi e il raccontarsi davanti a un caminetto possono racchiudere, si manifesta nei racconti presi in considerazione dalla giuria, scritti da autori di tutta Italia, spesso con una intensità di rievocazione, di sentimento (e di comparazione con un presente arido e freddo) così forte da far commuovere. Con serietà e trasparenza, la giuria ha lavorato, valutato, premiato, dimostrando concordanza di opinioni sia sui primi tre racconti classificati, sia su quelli ai quali sono stati conferiti i riconoscimenti speciali. I segnalati sono:
“IL MARE DI BASTIANIN” di Walter Ferrari - Tortona (Alessandria)
“LA TRACCIA DELL’AQUILA” di Giovanni Scanavacca - Lendinara (Rovigo)
“LA VETTA DEGLI ANGELI” di Laura Gatti Casati - Voghera (Pavia)
“ROCCO DA MANACORE” di Annalisa Fregonese - Oderzo (Treviso)
“LE RADICI D‘ EUROPA” di Luca Rossetto - Arcade (Treviso)
“LA PROMESSA” di Donatella Tenderini - Venezia
“Nelle Parole Canta il Vento “ di Cantini Aurora -( Nembro ) BG
La Giuria conferisce come segue i PREMI SPECIALI:
“Trofeo Cavalier Ugo Bettiol” per un racconto su tema di particolare attualità a:
“IL CANTO DELL’ALBA” di Angelo Paloschi – Mestre (Venezia)
Una mensa dei poveri in tempi di crisi economica, un volontario che ravvisa in uno degli ospiti un vecchio commilitone della naja alpina; un ritrovarsi, quindi, e un riallacciare il rapporto di un tempo. Poi l’escursione in montagna con altre Penne Nere per lavorare alla ristrutturazione di un edificio (secondo le consuetudini dell’Ana). C’è l’umanità sentita, c’è la solidarietà vera, e c’è il sorriso innocente di una bambina: tutto molto attuale e delicatamente raccontato.
“Rosa d’argento Manilla Bosi, sposa, madre e sorella di Alpini” per un racconto avente come protagonista una donna a:
“APRILE 1945” di Paola D’Agaro – Pordenone
La guerra con le sue violenze, gli scontri a fuoco, i rastrellamenti, le fughe, ma anche con momenti di abbandono e di passione, di amore e non di odio. Al centro di questa storia, fatta di aneliti, di ansie sofferte, di speranze, c’è una bellissima figura femminile: Linda, che, nella sera della vita, trova al servizio di un prossimo bisognoso rappresentato da bambini ciechi di un istituto, consolazione e il senso del sentirsi utile, senza rinunciare peraltro alla nostalgia del ricordo racchiuso in una stinta cartolina provenienti dall’al di là dell’Oceano.
La Giuria proclama vincitori della sedicesima edizione del Premio “PAROLE ATTORNO AL FUOCO”:
“IL ROSARIO” di Gianfranco Dal Mas di Castello Roganzuolo di San Fior (Treviso) - 3° classificato
“Stelle come scintille nel grande cielo di Russia”… e par di essere nelle pagine del “Deserto dei Tartari” di Buzzati dove il tenente Drogo conclude l’avventura terrena guardando la sua ultima “porzione di stelle”. E il rosario? E’ il richiamo della fede, della casa lontana, della famiglia, nella disperata speranza degli alpini nella ritirata di Russia, catturati e avviati ai gulag fin in Siberia…, cioè, in un inferno del quale il protagonista del racconto non vuol narrare ad alcuno. Lo farà soltanto alla badante, emblematica figura delle donne russe conosciute in guerra, “perché solo lei poteva capire”. Con questa creatura accanto, il vecchio alpino ogni sera recita il rosario, e così gli sembra (anche) di tornare insieme al fraterno amico Antonio mai più tornato - allora era lui a intonare il rosario… Struggente racconto privo di enfasi, che, pur nella sobrietà dei toni, avvince il lettore coinvolgendolo in una avventura umana ed esistenziale esemplare.
“LA FONTE ALTA” di Enrico Brambilla di Almenno San Bartolomeo (Bergamo) – 2° classificato
Ci sono i versi della “Fontana malata” di palazzeschiana memoria, a conferire un aspetto, a creare un’atmosfera di ancora maggiore solitudine alla realtà di un borgo montano nel quale sono rimasti soltanto l’io narrante e la fonte stessa, appunto. Con la quale è intessuto un sommesso, ma eloquente dialogo su quel che era stato il villaggio con le sue figure e la sua vita, gli abitanti che lo animavano, e poi gli abbandoni, le case disabitate, i silenzi interrotti soltanto da quel “clof, clop, cloch…”. Alla fine, l’ultimo abbandono, quello del protagonista costretto a entrare in una casa di riposo cittadina, dove incontrerà – è il caso di dire – un’altra fontana, con “acqua non potabile”, eppure… meglio di niente. Ma un giorno, ecco anche questa scomparire e nel contempo sopraggiungere una bottiglia sulla cui etichetta appare il nome dell’antica fonte, quasi un ritorno, dolente, al “borgo dell’anima”.
“NEMO” di Katia Tormen di Trichiana (Belluno) – 1° classificato
Narratrice di robusta e ad un tempo delicata vena, già apprezzata in precedenti edizioni del Premio Parole attorno al fuoco, Katia Tormen ci offre in questo “Nemo” (con, fra l’altro, amarissima ironia), uno spaccato di vita del nostro tempo: la sordità di sentimenti, la superficialità e l’ignoranza di una parte delle giovani generazioni. Presente e passato si alternano in questo racconto: quasi un altalenarsi che vede protagonista un anziano reduce di Russia salito su un tram, di ritorno dal funerale di un altro “vecio”. Al ricordo delle drammatiche esperienze vissute in anni ormai lontani, si aggiunge però l’amarezza di un presente in cui si irride alla canizie (e a quel cappello con la penna nera che ha tanti significati) da parte di giovani immaturi, incoscienti e privi di un elementare sentimento di umanità. Una mano soccorritrice arriverà da dove meno ci si aspetta. Memoria e dolore, presente e passato si dipanano in pagine dense di un phatos struggente e avvolgente.
Giovanni Lugaresi
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