Una cinquantina di racconti all’insegna dell’ampiezza e della “varietà”, per così dire, territoriali.
Nel senso che i loro autori risiedono nelle parti più disparate d’Italia: dal Piemonte e dalla Lombardia
alla Puglia e alle Isole, e, naturalmente, con una forte presenza triveneta.
Ecco il primo elemento caratterizzante questa quattordicesima edizione del Premio “Parole attorno
al fuoco”, segno evidente che una tematica quale “Genti, soldati e amanti della montagna: storie e
problemi di ieri e di oggi” continua a suscitare interesse in tanti autori e a coinvolgerli .
La seconda considerazione che la giuria del concorso letterario ha fatto riguarda il livello dei testi,
ritenuto, per non pochi, di “assoluta dignità”, senza ricorrere a una aggettivazione altisonante. Dignità di
scrittura, innanzitutto, poi appropriate ambientazioni, personaggi ora dolenti, ora tremendamente tragici,
in sfondi di luoghi e di eventi altrettanto cupi; oppure, atmosfere ariose, rese con levità di scrittura,
in una atmosfera di serenità cordiale e compagnevole.
Nella riunione conclusiva della giuria, sono risultati meritevoli di una speciale segnalazione i
seguenti racconti:
ORTIGARA, GIUGNO 1917
di Santuliana Michele - S. Urbano di Montecchio Maggiore (VI)
QUATTRO INCONTRI SUL CARSO
di Mario Schiavato - Rijeka (FIUME)
UN TEMPO PER NASCERE, UN TEMPO PER MORIRE
di Livio Olivotto - Padola (BL)
OTTO SETTEMBRE
di Flavio Moro - Casnigo (BG)
LE GIASS DU BERGER
di Adriana Robba - Cuneo
UN REFOLO DI VENTO
di Mauro Caneparo - San Nazzaro Sesia (NO)
IL MIO TENENTE
di Pierluigi Fappani - Rezzato (BS)
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La Giuria conferisce come segue i PREMI SPECIALI:
“Trofeo Cav. Ugo Bettiol” per un racconto su tema di particolare attualità a:
IL SANGUE DEI MORTI di Katia Tormen - Trichiana (BL).
L’assalto, l’aggressione alla natura in un paese montano, per realizzare nuove strutture utili al turismo dimassa e una vecchia storia di guerra fatta di violenza inaudita, si intrecciano, fra realtà presente e memoria,in una narrazione ben ritmata, che rende in tutta la sua drammaticità il sangue dei morti e la vendettadella natura stessa che si appropria di quel che le appartiene.
“Rosa d’argento Manilla Bosi sposa, madre e sorella di Alpini” per un racconto avente come
protagonista una donna a:
LA CHIAMAVANO “OCCHI DI GHIACCIO” di Giovanni Scanavacca - Lendinara (RO).
Una coppia felice di sposi: Franco che parte per l’ultima missione di pace in Afghanistan, Laura che va aservizio da una signora fredda e distaccata, Anna, madre di un bimbo sventurato. Poi la tragedia annunciatadall’Unità di crisi: lui è caduto in un’imboscata dopo aver scritto alla moglie del bisogno di cure inItalia per un bambino talassemico, Yusuf. Le due donne, alla fine, unite nell’aiuto a quella creatura che
viene da lontano, e una solidarietà fra gente di diversa etnia, religione, costumi emergono in tutta la loroforza morale e spirituale in una narrazione piana, semplice, toccante.
La Giuria proclama vincitori della quattordicesima edizione del Premio “PAROLE ATTORNO AL FUOCO”:
IN MONTAGNA NON SI MUORE di Rita Mazzon - Padova 3° classificato
Un progetto egoistico di una moglie e madre, fugato dal racconto di una vecchia nonna montanara. Avevatredici anni, durante la guerra, quando venne violentata nell’incursione di un gruppo di soldati tedeschialla ricerca di partigiani. Rimasta incinta non volle assolutamente rinunciare alla maternità. E la nipote incerca di aiuto, lo riceve proprio ascoltando il racconto di una vicenda drammatica che non avrebbe maiimmaginato. Aveva ragione la vecchia: “La vita è crudele! La vita è splendida!”. E… “in montagna non simuore”.
RIFUGIO BELVEDERE di Valter Ferrari - Tortona (AL) 2° classificato
Una storia amara di una amaritudine amarissima, per dirla col Salmista; storia di guerra, di amore e diodio, fra la memoria di un soldato alleato ucciso dopo una spiata, uno slancio generoso di un suo compagno,e una donna, che, ora vecchia, non sa dimenticare il male ricevuto, non sa perdonare chi glielo hafatto, ancorché a sua volta ucciso. Episodi di guerra, fatti di vita, sentimenti del cuore, narrati senza retorica,con una prosa piana e ben ritmata, e che fanno riflettere.
IL VENTRE DELLA MONTAGNA di Enrico Brambilla - Biassono (MI) 1° classificato
Con una delicatezza sapiente, una tenerezza toccante, e i toni lievi, quasi smorzati che l’ambientazione ela vicenda richiedevano, l’autore tratteggia la figura emblematica della protagonista: sposa felice ma subitosola perché la miniera reclama il suo uomo, che le ha promesso di tornare… tornare con un presenteprezioso. L’attesa è lunga. C’è stato uno scoppio nel ventre della montagna, ma lei, Martina, aspettacomunque, sperando. Passano anni e anni, durante i quali lei non si sente vedova, ostinandosi ad aspettarecredendo nell’impossibile. Alla fine, il giovane parroco la raggiunge con la notizia che in un certo punto
della miniera sono stati trovati corpi privi di vita… quello del marito, compreso. In mano recava una letteraper lei. Avvertendo la fine, aveva fatto in tempo a buttar giù quelle poche righe. È l’addio, il saluto ultimo,il dono… il dono dell’amore che va oltre la vita.
E Martina, indossato l’abito nuziale, si dispone “in attesa sul letto”…
Giovanni Lugaresi
Presidente della Giuria
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